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La sfida a cui è stato chiamato il progettista è stata quella dell’innovare e valorizzare l’esistente al contempo. Ultimamente le sfide progettuali più interessanti sono proprio queste: non “radere tutto al suolo” (sarebbe troppo facile!) ma dare una nuova luce ed una nuova visione degli ambienti ai quali la famiglia è affezionata ma che non sente più rispondenti alle mutate esigenze della vita di tutti i giorni.
I caratteri dell’abitare cambiano in continuazione. Ce lo ha insegnato il COVID quando improvvisamente ci ha posto di fronte a case del tutto inadeguate a ricevere nuove funzioni come quella di diventare, anche se temporaneamente, case-studio per consentirci di continuare a lavorare da remoto; ce ne siamo accorti noi fruitori, prima ancora che progettisti, che gli spazi andavano riorganizzati senza di fatto avere la possibilità per i tempi stretti e le sostanze ridotte, di stravolgerli completamente. In questa logica del ‘riuso’ e della valorizzazione dell’esistente c’è il solco di questo intervento. L’Architetto Antonella Cardinale ha accolto le esigenze della committenza facendo innanzi tutto destinare le importanti risorse al completo rifacimento degli ambienti di servizio.
I due bagni sono stati integralmente ripensati: l’utilizzo delle lastre in gres di grande formato che, grazie alle tecnologie di produzione, sono sempre più difficilmente distinguibili dai materiali naturali (pur non avendone i difetti -permeabilità elevato spessore, costi proibitivi, difficoltà di trasporto movimentazione e montaggio-), è stata la proposta da subito condivisa da tutti. La declinazione dei due bagni, sui toni del grigio-tortora il primo –pensato per l’uomo–, sui toni caldi e quasi ambrati il secondo –pensato per la donna–, sono due variazioni su tema dello stesso “motivo”. La progettazione esecutiva dei mobili dei bagni, realizzati rigorosamente su misura dalla Falegnamo, sono stati anch’essi adattati perfettamente alla linearità e praticità dei materiali in un caso, e al colore e alla ricercatezza dei volumi realizzati in teak nell’altro. Collaborare con Raffaella Brindicci è stato facile, sostiene la progettista: “è stato un connubio tutto al femminile di grande intesa e questo è facile quando alla professionalità e storica rilevanza del gruppo IME si aggiunge l’entusiasmo e la freschezza di una responsabile così sensibile ed attenta ai gusti della committenza ed alle proposte del tecnico.
Le opere pittoriche sono state realizzate dalla pluriennale esperienza di Giuseppe Leone sempre supportato dal padre-maestro che non smette di supervisionare con dedizione e passione al lavoro del figlio. I volumi semplici ma d’effetto, pensati per nascondere i sistemi di illuminazione, sono stati realizzati fedelmente alle indicazioni progettuali ed in base alle esigenze di carattere illumino-tecnico. Queste ultime, affidate all’esperienza di Dario Battaglia hanno esaltato, senza per questo perdere il proprio carattere di sobrietà, con un sapere quasi “scenografico”, i materiali scelti di cui pocanzi nonchè i parati della zona living e della camera da letto. Particolare cura è stata posta nella scelta del sistema tecnico deputato ad illuminare la zona giorno. L’uso di binari esterni con corpi flessibili ed intercambiabili ha permesso di illuminare, valorizzandole, le cromie degli arredi presenti. Mi riferisco non solo alla madia ed alla piattaia antica riportate ad una splendida forma dalle sapienti mani del restauratore Ruggiero Capuano –sempre affiancato dal raffinato sguardo della sua partner Francesca Bianchi, anch’ella preziosa per le scelte di “portare a zero” per esaltare l’essenza lignea e gli intarsi di alcuni pezzi antichi–; mi riferisco anche alle realizzazioni ex novo affidate ad Antonio Mele della Falegnamo per il mobile tv del living in noce
canaletto con parti in massello e scocca in laccato effetto metal, al connubio antico-ultramoderno del contenitore sospeso con funzione svuota tasche che serve la zona d’ingresso. Tutto, come si è detto, sapientemente illuminato. E quando la luce è un valore si vede, diventa protagonista e disegna gli ambienti esaltando il lavoro di tutti e portando in primo piano colori e materiali.
Il parquet in teak ha una trentina d’anni, ma non si direbbe. Integrare sostituendo le parti danneggiate e dare una nuova vita con le finiture ad acqua è stata una delle tante sfide che ha caratterizzato l’intervento. Gli imbottiti sono stati progettati o rinnovati grazie all’esperienza di Antonio Dinuzzi della Scaglione Design Lab, e si sposano perfettamente ai tendaggi ed alla sobrietà degli ambienti
che restano però caldi ed accoglienti nonostante l’estrema linearità delle forme scelte.